PORTOVENERE
…qui nei colli che ammanta l’ulivo è fama che anche Minerva scordasse per tanta dolcezza Atene sua patria…
Cosi nel trecento Petrarca descriveva Portovenere, l’antica Veneris Portus, dal tempio di Venere Ericina, che si ergeva dove oggi troviamo la chiesa di San Pietro, che sembra nascere dalla roccia a picco sul mare.
Arroccato all’estremità occidentale del golfo della Spezia, il paese colpisce con le sue case-fortezza genovesi, sorta di colorate case torri costruite una attaccata all’altra in modo da formare una sorta di baluardo difensivo.
Intorno, un mare limpido e cristallino che fa da sfondo alle tre verdi isole: Palmaria, Tino e Tinetto.
Da non perdersi, il 17 agosto, la festa della Madonna Bianca, giorno in cui si celebra la cessazione dell’epidemia di peste del 1399 e la statua della Madonna viene portata in processione, mentre tutto il promontorio è rischiarato da fiaccole e al mare vengono affidati migliaia di lumini.
Di fronte alla zona dell’ Olivo, nel canale di Portovenere, vediamo i paletti della mitilicoltura, tradizione antichissima di queste zone, già praticata dagli antichi Romani.
PORTO VENERE
Cosi nel trecento Petrarca descriveva Portovenere, l’antica Veneris Portus, dal tempio di Venere Ericina, che si ergeva dove oggi troviamo la chiesa di San Pietro, che sembra nascere dalla roccia a picco sul mare.
Arroccato all’estremità occidentale del golfo della Spezia, il paese colpisce con le sue case-fortezza genovesi, sorta di colorate case torri costruite una attaccata all’altra in modo da formare una sorta di baluardo difensivo.
Intorno, un mare limpido e cristallino che fa da sfondo alle tre verdi isole: Palmaria, Tino e Tinetto.
Da non perdersi, il 17 agosto, la festa della Madonna Bianca, giorno in cui si celebra la cessazione dell’epidemia di peste del 1399 e la statua della Madonna viene portata in processione, mentre tutto il promontorio è rischiarato da fiaccole e al mare vengono affidati migliaia di lumini.
Di fronte alla zona dell’ Olivo, nel canale di Portovenere, vediamo i paletti della mitilicoltura, tradizione antichissima di queste zone, già praticata dagli antichi Romani.
PALMARIA
Paradiso naturalistico e paesaggistico, è la più grande delle isole dell’arcipelago spezzino e ligure, inserita con Portovenere, le Cinque Terre, il Tino e il Tinetto tra i patrimoni dell’umanità dell’UNESCO.
Raggiungibile con mezz’ora di traghetto dalla Spezia, attira sia gli amanti del mare limpido e pulito che gli escursionisti, che possono fare il giro completo dell’isola in meno di una giornata, percorrendo sentieri che si snodano tra la vegetazione, accanto a vecchie fortificazioni militari, quale il forte Umberto I, detto la Fortezza del Mare e che oggi ospita convegni e eventi.
Le spiagge principali sono quella situata di fronte a Portovenere, a Punta Secco, nel braccio di mare denominato Le Bocche, mentre la seconda è Il Pozzale, di fronte al Tino.
Alla Palmaria si trova la spettacolare Grotta Azzurra, cosi chiamata dal colore dell’acqua, che, avendo un’imboccatura stretta, consente l’ingresso solo a piccole imbarcazioni
PALMARIA
Paradiso naturalistico e paesaggistico, è la più grande delle isole dell’arcipelago spezzino e ligure, inserita con Portovenere, le Cinque Terre, il Tino e il Tinetto tra i patrimoni dell’umanità dell’UNESCO.
Raggiungibile con mezz’ora di traghetto dalla Spezia, attira sia gli amanti del mare limpido e pulito che gli escursionisti, che possono fare il giro completo dell’isola in meno di una giornata, percorrendo sentieri che si snodano tra la vegetazione, accanto a vecchie fortificazioni militari, quale il forte Umberto I, detto la Fortezza del Mare e che oggi ospita convegni e eventi.
Le spiagge principali sono quella situata di fronte a Portovenere, a Punta Secco, nel braccio di mare denominato Le Bocche, mentre la seconda è Il Pozzale, di fronte al Tino.
Alla Palmaria si trova la spettacolare Grotta Azzurra, cosi chiamata dal colore dell’acqua, che, avendo un’imboccatura stretta, consente l’ingresso solo a piccole imbarcazioni
TINO
San Venerio, patrono del Golfo della Spezia, visse qui in eremitaggio fino alla sua morte nel 630. Sulla sua tomba fu in seguito eretto un monastero benedettino, in cui, nel 1435 si installarono gli Olivetani, costretti a loro volta all’abbandono a causa delle incursioni saracene. Fu nelle acque antistanti il Tino che la repubblica di Genova sconfisse nel 1242 la flotta pisana nella battaglia del Giglio.
Attualmente l’isola è interamente territorio militare, e quindi interdetta a tutti con l’unica eccezione della festa di San Venerio. Infatti il 13 settembre la statua del santo viene portata dalla città della Spezia in processione in mare, e l’isola viene “aperta” ai visitatori, sia il giorno stesso che la domenica successiva. È veramente spettacolare unirsi alla moltitudine di barche di ogni grandezza che seguono il Santo mentre cala il crepuscolo e viene impartita la benedizione in mare, mentre sull’isola si erge il faro, che con la sua lanterna situata a 117 metri d’altezza è uno dei più importanti del Tirreno e celebra San Venerio che, accendendo fuochi, aiutava i marinai ad orientarsi tra i pericoli dl mare.
TINO
Storia
San Venerio, patrono del Golfo della Spezia, visse qui in eremitaggio fino alla sua morte nel 630. Sulla sua tomba fu in seguito eretto un monastero benedettino, in cui, nel 1435 si installarono gli Olivetani, costretti a loro volta all’abbandono a causa delle incursioni saracene. Fu nelle acque antistanti il Tino che la repubblica di Genova sconfisse nel 1242 la flotta pisana nella battaglia del Giglio.
Oggi
Attualmente l’isola è interamente territorio militare, e quindi interdetta a tutti con l’unica eccezione della festa di San Venerio. Infatti il 13 settembre la statua del santo viene portata dalla città della Spezia in processione in mare, e l’isola viene “aperta” ai visitatori, sia il giorno stesso che la domenica successiva. È veramente spettacolare unirsi alla moltitudine di barche di ogni grandezza che seguono il Santo mentre cala il crepuscolo e viene impartita la benedizione in mare, mentre sull’isola si erge il faro, che con la sua lanterna situata a 117 metri d’altezza è uno dei più importanti del Tirreno e celebra San Venerio che, accendendo fuochi, aiutava i marinai ad orientarsi tra i pericoli dl mare.
GROTTA BYRON
All’interno del Parco Naturale di Portovenere troviamo la grotta Byron. Inserita tra le mura del castello e la chiesa di San Pietro, si trova questa cavità naturale profonda una ventina di metri, paradiso dei sub esperti e meno esperti, in quanto non molto difficoltosa da esplorare, ma ricca di specie marine, tanto da attirare appassionati di snorkeling ed esperti in biologia marina che qui tengono meeting e conferenze.
Nelle tante cavità della roccia trovano rifugio pesciolini che si proteggono vivendo nei tentacoli urticanti degli anemoni di mare, come pure crostacei, nudibranchi e gamberetti.
La grotta, in origine Grotta Arpaia, deve il suo nome al famoso poeta “maledetto”, che pare avesse proprio qui trovato ispirazione per descrivere la caverna che troviamo nel suo poema il Corsaro. Non solo, sembra anche che proprio da qui il poeta, che era un abilissimo nuotatore, partisse per raggiungere, con un tragitto di ben otto chilometri, il suo amico Shelley a San Terenzo. Questo è il motivo per cui, ancor oggi, si disputa ogni anno la Coppa Byron, gara aperta a tutti che ripercorre l’itinerario di Byron, e alla quale partecipa sempre un gran numero di appassionati.
LE ROSSE
Se si va in barca da Portovenere verso le Cinque Terre, non si può che restare stupiti e ammirati nel vedere un’incantevole spiaggetta circondata da rocce rosso-vinaccia. È la località detta “Le rosse”, in realtà la spiaggia di Albana, una delle località che fanno parte di Tramonti. Tale colore è dovuto alla presenza di una forte concentrazione di ammonite fossile nelle rocce. Il gioco cromatico risulta ancora più affascinante considerato che il resto della costa è bianchissimo, mentre un altro tratto è caratterizzato da rocce nere (le Nere, appunti).
Molti ritengono che sia il posto migliore in cui godere il mare dell’intero territorio spezzino, sia per la straordinaria pulizia e limpidezza delle acque, sia per il meraviglioso riverbero del colore che si specchia nelle acque, sia per la sua esclusività. La spiaggia infatti si raggiunge praticamente solo via mare, poiché il sentiero che parte da Campiglia è pericoloso in quanto scosceso, maltenuto e con un dislivello di circa 350 metri quasi impossibile da affrontare.
Giungervi in barca, un brevissimo tratto a nuoto, può invece regalare un’esperienza indimenticabile.
le rosse
Se si va in barca da Portovenere verso le Cinque Terre, non si può che restare stupiti e ammirati nel vedere un’incantevole spiaggetta circondata da rocce rosso-vinaccia. È la località detta “Le rosse”, in realtà la spiaggia di Albana, una delle località che fanno parte di Tramonti. Tale colore è dovuto alla presenza di una forte concentrazione di ammonite fossile nelle rocce. Il gioco cromatico risulta ancora più affascinante considerato che il resto della costa è bianchissimo, mentre un altro tratto è caratterizzato da rocce nere (le Nere, appunti).
Molti ritengono che sia il posto migliore in cui godere il mare dell’intero territorio spezzino, sia per la straordinaria pulizia e limpidezza delle acque, sia per il meraviglioso riverbero del colore che si specchia nelle acque, sia per la sua esclusività. La spiaggia infatti si raggiunge praticamente solo via mare, poiché il sentiero che parte da Campiglia è pericoloso in quanto scosceso, maltenuto e con un dislivello di circa 350 metri quasi impossibile da affrontare.
Giungervi in barca, un brevissimo tratto a nuoto, può invece regalare un’esperienza indimenticabile.
grotta byron
All’interno del Parco Naturale di Portovenere troviamo la grotta Byron. Inserita tra le mura del castello e la chiesa di San Pietro, si trova questa cavità naturale profonda una ventina di metri, paradiso dei sub esperti e meno esperti, in quanto non molto difficoltosa da esplorare, ma ricca di specie marine, tanto da attirare appassionati di snorkeling ed esperti in biologia marina che qui tengono meeting e conferenze.
Nelle tante cavità della roccia trovano rifugio pesciolini che si proteggono vivendo nei tentacoli urticanti degli anemoni di mare, come pure crostacei, nudibranchi e gamberetti.
La grotta, in origine Grotta Arpaia, deve il suo nome al famoso poeta “maledetto”, che pare avesse proprio qui trovato ispirazione per descrivere la caverna che troviamo nel suo poema il Corsaro. Non solo, sembra anche che proprio da qui il poeta, che era un abilissimo nuotatore, partisse per raggiungere, con un tragitto di ben otto chilometri, il suo amico Shelley a San Terenzo. Questo è il motivo per cui, ancor oggi, si disputa ogni anno la Coppa Byron, gara aperta a tutti che ripercorre l’itinerario di Byron, e alla quale partecipa sempre un gran numero di appassionati.
GROTTE DELLA PALMARIA
L’isola della Palmaria deve il suo nome proprio alle grotte presenti nelle sue coste rocciose, in quanto anticamente tali grotte si chiamavano balme, da qui Balmaria e poi Palmaria. Le più conosciute sono senz’altro la Grotta Azzurra, la Grotta dei Colombi e la Grotta Vulcanica.
La prima, raggiungibile solo via mare, si sviluppa per 60 metri ed è profonda circa 20 metri, è un paradiso sommerso azzurro, in quanto i riflessi del sole sull’acqua creano questo stupefacente gioco cromatico.
La Grotta Vulcanica, situata presso Cala Grande, ricorda, per come è strutturata, una vera colata di lava.
Altro discorso per la Grotta dei Colombi, situata a circa 30 metri d’altezza e dalla cui esplorazione, avvenuta a metà ottocento, si poté constatare che era stata abitata nel Paleolitico e nel Neolitico. Infatti vennero trovati al suo interno molti manufatti appartenenti alle due epoche, quali punte di frecce di diaspro, raschiatoi, conchiglie traforate e resti umani e animali, tra i quali ossa di animali che vivono al freddo, quali camosci e stambecchi. Gli archeologi pensano che la Grotta dei Colombi fosse stata utilizzata sia come abitazione che come luogo di sepoltura.
grotte della palmaria
L’isola della Palmaria deve il suo nome proprio alle grotte presenti nelle sue coste rocciose, in quanto anticamente tali grotte si chiamavano balme, da qui Balmaria e poi Palmaria. Le più conosciute sono senz’altro la Grotta Azzurra, la Grotta dei Colombi e la Grotta Vulcanica.
La prima, raggiungibile solo via mare, si sviluppa per 60 metri ed è profonda circa 20 metri, è un paradiso sommerso azzurro, in quanto i riflessi del sole sull’acqua creano questo stupefacente gioco cromatico.
La Grotta Vulcanica, situata presso Cala Grande, ricorda, per come è strutturata, una vera colata di lava.
Altro discorso per la Grotta dei Colombi, situata a circa 30 metri d’altezza e dalla cui esplorazione, avvenuta a metà ottocento, si poté constatare che era stata abitata nel Paleolitico e nel Neolitico. Infatti vennero trovati al suo interno molti manufatti appartenenti alle due epoche, quali punte di frecce di diaspro, raschiatoi, conchiglie traforate e resti umani e animali, tra i quali ossa di animali che vivono al freddo, quali camosci e stambecchi. Gli archeologi pensano che la Grotta dei Colombi fosse stata utilizzata sia come abitazione che come luogo di sepoltura.